29 novembre 2005

BALDO. IL MONTE.


Un po’ Kilimangiaro e un po’ Fujiama, a due passi dal lago anzi sopra il lago e sopra la parte più stretta, ripida e rigogliosa. Imponente e davvero bello, il nostro BALDO.
Nostro come un luogo che sentiamo nostro, dove i proprietari non esistono e il termine nostro nasce da una sorta di appropriazione in parte geografica ed in parte campanilistica.
Nostro perché simile ad un giardino che vorremmo nostro: le rocce, la collina, il laghetto. Proprio un bel giardino.
Nostro perché abituati da sempre a vederlo, cercarlo come punto di riferimento all’orizzonte, un monte a cui dare del tu come fosse un vecchio amico.
Magari è quell’oretta scarsa da casa che ci porta a definirlo nostro o forse sono le facce della gente che ci guarda mentre lo scaliamo, oggi, ciaspole ai piedi, con quell’espressione da:
“Caro vieni a vedere, sono arrivati i proprietari” ..“Ciao ragazzi! Bentornati! Non vi si vedeva da un po’.. Finita l’estate Eh!? ”.
Nostro.
Macchè nostro!
Non si può appropriarsi di qualcosa di così grande, di così naturale, di così “di tutti”.
Il Baldo è là, sbeffeggiato e deriso dalle alpi, preso in giro da quelle rosse altezzose guglie dolomitiche che non ha e che non rimpiange.
Snobbato dagli sciatori che senza il “Superski” non si sentono all’altezza.
Ignorato da chi in lui ancora non vede un parco naturale, impegnato com’è a rilasciar permessi per imbrattarne la base di cemento.
Il Baldo è là e da lassù fa comunque spallucce fregandosene dei monti più a nord e degli stolti più a sud.
“Verde” di spirito come nessuno di loro, si fa coccolare dal Garda e da chi lo ammira, lo rispetta, lo ama.
Si fa salire con fatica. Si fa scendere con le carezze delle nostre tavole, su piste ancora non battute.
Nessun rumore alla partenza degli impiati, chiusi. Nessuna auto nel parcheggio.
Bianco ovunque, nelle nubi, nella neve e su ogni cosa attorno.
Un ambiente che incarna perfettamente il nostro spirito.
Oggi, 27.11.2005, dopo anni così avari di neve, sembra strano trovare tutto questo così vicino a casa.
La prima neve dell’inverno e le prime scie sono ovviamente dedicate a lui, al monte Baldo.
..E lui, sicuramente, le dedica a noi.

L.

23 novembre 2005

VITTORIA


Esattamente due settimane fa è nata Vittoria, mia figlia.
Da allora le mie ore di sonno sono drasticamente diminuite, le mie preoccupazioni sono leggermente aumentate, le priorità sono cambiate ma sto decisamente guadagnando in Emozioni.
Vederla mangiare, sorridere (più o meno), piangere e divincolarsi quando le fai il bagnetto è semplicemente meraviglioso. L'attesa di un figlio non è certo paragonabile all'attesa di questi giorni per le prime nevicate sull'arco alpino ma crea in me una smodata voglia di farle conoscere al più presto la poesia della montagna e della neve. A gennaio probabilmente salirà per la prima volta in quota (facciamo 1200/1400 Mt. per iniziare) e vedremo subito come se la caverà.
Le insegnerò a condurre la tavola con armonia, le insegnerò a camminare con le ciaspole ed ad usare sempre arva, pala e sonda nelle sue uscite in backcountry, le insegnerò che i cliff non sono poi cosi tanto una figata e che si può guadare un fiume anche con i softboots ma poi sarà lei e solo lei a capire cosa vuole dire amare la montagna e guadagnarsi il suo rispetto.

"Ho una voglia pazza di insegnarti l'arte del riding leggero e il rispetto per la montagna mentre sono sicuro che l'Essenza di tutto questo sarai in grado di carpirla da sola con la tua intelligenza."

Cresci in fretta piccola Vittoria che papà non vede l'ora di surfare con te...

U.M.