11 novembre 2006

...CHE L'INVERNO COMINCI!




Solo una foto e un link (FREE.RIDER NOV.2005) che rimanda all'editoriale dell'unica rivista di settore.
Nessuna forma pubblicitaria(Non sia mai!), solo un rito propiziatorio, una danza della neve, una canzone non in rima scritta da altri per sbiancare i nostri animi, nell'attesa della prima perturbazione.

...Che cominci e che sia vero. Bianco a perdita d'occhio.
Bianco come in quella foto del primo vero giorno dello scorso inverno.
Bianco come le nostre bianchissime infinite utopie.

19 giugno 2006

RESPECT THE LOCALS


Una scritta su una maglietta e torna la voglia di scrivere, dopo mesi.
La stagione non era finita con “Il giorno dopo” (Seefeld 18.02.2006 e Malcesine 02.03.2006) e questo slogan da spiagge di Honolulu calza a pennello per un nuovo post.
Torno dopo parecchio tempo a parlar del Baldo e del termine “nostro” per replicare anche se un po’ in ritardo a chi, senza capire il momento di emozione e l’eccitazione ancora in circolo ma rispettando le regole di qualunque blog, ha replicato.
In questo blog la sintassi è forse elementare e le parole sono forse scritte in fretta e a caldo (Per non perderne le sensazioni), inoltre caro anonimous, come dici tu "non sappiamo probabilmente nulla degli altri" ma nonostante ciò vorrei comunque chiarire alcuni concetti e parlarti ancora un po’ di noi e di lui, del Baldo.
Noi siamo quelli del posto (Quasi!) o, come amano definirsi i surfisti, noi siamo i locals.
Siamo quelli della prima corsa del mattino solo perché la notte non ce ne sono.
Siamo quelli della baita abbandonata e del giardino di fronte, così belli che pur di affacciarci “alla staccionata” vi lasciamo anche la prima traccia sotto i piloni.
Quelli del tunnel di rovi percorso nel suo stato migliore, percorso nuovamente con troppa neve ed ancora attraversato quando bollito dal caldo.
Sempre noi, quelli della panchina, vista con e senza neve, perché sul monte i locals ci vanno anche quando la neve non c’è, a piedi.
Noi, quelli alla “Mordi-roccia”, quelli dalle “mani grandi e forti” che a nulla valgono quando il fitto dei rovi, la profondità della neve e la fatica raggiungono il loro apice.
Ancora noi, quelli che oltre l’ultimo ostacolo, la rete dismessa, vanno ancora avanti per poi rimproverarsi il fatto di non essersi fermati prima.
Locals perché quello che era un blog sul freeride somiglia sempre più ad un osanna ad una sola montagna e se cominciamo a considerarci di casa è in fondo anche per questo, perché ne parliamo tanto quanto parliamo di casa nostra.
Locals perché siamo gli unici ad aver tentato qualcosa pur di lasciare inalterato il tuo ed il nostro panorama, per lasciare che anche tu (Che replichi) possa scendere ancora per la Belvedere ad incrociare le nostre tracce. Poco, è vero, una lettera non è gran cosa, ma rispetto a chi replica e non sa nemmeno di cosa stiamo parlando è già un abisso.
Locals perché insieme ad altri sosteniamo il progetto del parco naturale/regionale del Baldo nella speranza che quel panorama non venga MAI PIU’ toccato da nessuno.
Rispetto per noi e poi rispetto per il momento, per estendere il termine Locals a qualcosa di ben più grande del solo Baldo.
Un momento dove di questo posto, Il Baldo, è importante anche e soprattutto la bandiera.
Sulla carta patinata non si parla che di Alaska, Caucaso, Lake Tahoe, Utah, Argentina e di un sacco d’altre chimere d’Oltralpe (Ahi ahi Emilio..) mentre noi non dimentichiamo mai che la terra promessa è qui, vestita al tricolore e coperta per cinque mesi l’anno da uno straordinario manto d’oro bianco.
Sepolti come siamo da turisti che considerano il Baldo poco più di una terrazza per gustarsi il panorama questo vuole essere un inno ai locals, noi e non solo noi, ed uno alla nostra terra, alle nostre radici gardesane e baldensi.
Forse avrei trovato parole migliori in un adrenalinico giorno post-riding ma considerato il caldo e la stagione va bene anche così.
..E allora rispetto e viva la bandiera.
Quella là, ovviamente.

L.

30 maggio 2006


- : Cosa cerchi di dirmi? Che posso schivare le pallottole?
- : No. Cerco solo di dirti che quando sarai pronto non ne avrai bisogno.

MORPHEUS, spiegando "Struttura" - MATRIX -

18 maggio 2006

"Cosa c'è di più legittimo dall'aspirare a vivere i propri sogni?
Se l'immaginazione lavora,produce un'idea,concepisce un sogno nella mente,si prova naturalmente la necessità di passare all'ultima fase,quella della concretizzazione.
Il successo procurerà un sentimento di felicità,di unità perfetta della mente con il corpo e con il cosmo."

Reinhold Messner

09 gennaio 2006

IL GIORNO DOPO


Il giorno dopo aver tracciato il versante del Baldo vista lago non E' un giorno normale.
Il giorno dopo aver surfato attraverso "tubi" di rovi con fresca in abbondanza da permetterti evoluzioni da surf da onda non PUO' essere un giorno normale.
Il giorno dopo esserti sentito padrone incontrastato della montagna, del tuo mezzo e del tuo fisico non mi sembra vero SIA un giorno normale.
Il giorno dopo esserti tuffato nella discesa più bella mai fatta, dopo aver sentito le emozioni sfuggirti di mano, dopo aver quasi pianto per l'emozione alzando lo sguardo all'orizzonte VOGLIO CHE DIVENTI UN GIORNO NORMALE!

Siamo in attesa parta la seggiovia Prà Alpesina ed intorno a noi ci sono praticamente solo ragazzi con la tavola ai piedi (una decina). Le piste non sono state battute e fremono per surfare un pò di quella neve fresca. Si scambiano battute sul "muro" da evitare perchè ognuno di loro in realtà vuol essere il primo a sverginarlo. Luca ed io ci guardiamo. Siamo gli ultimi della fila e siamo felici. Felici perchè nessuno di questi ragazzi (non me ne vogliano) sogna, nessuno di questi ragazzi vive il rapporto Baldo/Garda come lo viviamo noi, nessuno cerca Emozioni con la E volutamente maiuscola. Egoisticamente godo, ma spero che anche loro, un giorno, scoprano l'Essenza.

Siamo pronti per il tuffo. Sono 1500 mt di dislivello da affrontare e l'adrenalina scorre a fiumi.
Di solito quando surfo non penso a nulla, mi rilasso, lascio che la tavola galleggi e che la mia mente si liberi completamente. Qui non ci riesco. Qui surfo verso il Benaco (Lago di Garda per i meno saputi), altro che Lake Tahoe (con tutto il rispetto) cazzo!
Questo è il mio lago e oggi posso dire che questa è anche la mia montagna. Che coppia!
Si arriva fino a San Michele (1° troncone) con la tavola ai piedi e non sembra vero, ci fosse stata ancora un pò di neve saremmo arrivati davvero a tuffarci nel Lago.

Ogni curva è una scarica elettrica, un'immensa dose di potenza che mi entra in corpo e mi fa volare. In questa discesa raggiungo lo stato fluido di cui tanto ho sentito narrare ed oggi finalmente so cos'è!

Sono un tutt’uno con la tavola, la neve e l'acqua davanti a me, sono uno e trino allo stesso tempo.
Oggi non mi ferma nessuno, nemmeno una lamina spezzata.

Ciola

AVVENTURA (29.12.2005)

Il monte. Una montagna.
Da cima a fondo. Da sopra a sotto. Da nord a sud.
Da 1900 a 500 direbbero i saputi ..E 1400 di dislivello sono tanti, saprebbero i saputi.
Quattro panorami e nessun confine.
La vetta. La neve. Il lago. Il bosco.
Tutto e tutti in un volta, come in una cartolina senza bordo, come in un immenso dipinto trompe l’oeil.

Le scie diranno “due artisti” mentre il castello di laggiù suggerirà “due cavalieri”.
Io, noi, questa volta preferiamo definirci due “Avventurieri”.

Nei sogni di bambino, in quelli in cu arrampichi sugli alberi o ti lanci in furoreggianti scorribande in bicicletta vivi Avventura a quell’età non la cerchi, è lei a trovarti.
Forse, a distanza di anni ed ancora una volta… Ci ha trovato lei.
Un pendio immacolato, una lingua di terra rubata al bosco e non battuta da oltre un decennio.
Due linee come meglio riuscirebbero solo ad un impressionista su una tela, veloci, istintive, volutamente imprecise. Silenziosa ed elegante solitudine.
Via via via.. Fino a quando ci è possibile, fino a quando due tracce di chissà chi passato chissà per dove ci trovano alla base di una baita metà pietra e metà legno e ci conducono lungo IL SENTIERO.

L’avventura è in quelle tracce, ci ha cercato, ci ha trovato, ci ha considerato all’altezza, pronti per lei e per ciò che vuole mostrarci. Ora ci porta con se, padrona, in una foresta di rovi; un sentiero strettissimo e profondamente ricoperto di neve, avvolto da una fitta mediterranea "savana".
Unica via di fuga e di discesa, un tunnel di rovi e rami intricatissimi, enormi arbusti che sembrano prendere vita ricurvando verso l’interno del sentiero stesso ed avvolgendo su se stessi.
Giusto lo spazio per passare o forse meno, in una straordinaria ed epica battaglia contro i rovi, tra frustate di rami e spine che graffiano dove e come possono.
La parte più selvaggia del Baldo ci sfida e gioca con noi, senza esagerare.

Poi, oltre la foresta di rovi, il bosco.
Silenzioso ed animato dalle sole tracce di chissà quanti e quali animali.
Il bianco a coprire ogni altro colore, il marrone ed il verde pini, i ciottoli grigi della strada.
Solo bianco e neve ovunque si volti lo sguardo.
L’ambiente circostante, la morbida pendenza e la poca velocità di questo tratto creano la sensazione di essere trainati più che di scivolare.
La quota lentamente si abbassa , la neve a terra diventa poca e le tavole digeriscono a fatica il brivido dei sassi sulla soletta e sulle lamine.

Avanti così fino all’ultimo bivio. Fino all’ultimo viottolo percorribile.
Ultimi metri d’avventura con il cuore in sospensione sopra un arancio tramonto gardesano.
I cinque sensi stimolati allo spasimo, tra profumi di resina e di verde nordico prima e mediterraneo poi. Sapore di neve.
Tatto e contatto fisico a volte dolce a volte troppo intenso con gli elementi.
Soffusi fruscii e sublimi silenzi seguiti dal rumore di arbusti involontariamente spezzati o dal sinistro grattare della tavola sui sassi.
Scure ombre e chiaroscuri tra luci accecanti e bagliori d’acqua sullo sfondo.

Immagini dell’Isola che non c’è per due Peter Pan del freeride.

A presto, Avventura.
L.